|
Tramonto sul fiume São Francisco |
Si desidera partire verso mete sconosciute
per mettersi in gioco, per lasciarsi alle spalle vecchie abitudini e quei
luoghi in cui siamo nati e cresciuti che rappresentano la nostra zona di
conforto, quel porto sicuro da cui sono partita sciogliendo tutti quei nodi che
da molto tempo mi tenevano lì, ferma.
Era uno di quei giorni in cui ti svegli
e sai che l’unico compito della giornata sarà rimanere incollata allo schermo del
computer per continuare a scrivere la tesi alternando questa attività
all’eterno pensiero di dove svolgere il tirocinio post-lauream. Esco per fare
un giro e incontro un caro amico e compagno di corso che mi parla di un programma
di scambi con il Brasile: “INTEREURISLAND” mi sembrava si chiamasse…
Ricordo la prima volta
in cui parlai con Nicola Andrian, coordinatore di questo programma. Rimasi
estasiata e la curiosità di scoprire più nel dettaglio di cosa si trattasse mi
pervase dal primo istante: avrei avuto la possibilità di svolgere parte del
tirocinio professionalizzante in psicologia in Brasile, tra le città di
Juazeiro (Bahia) e Petrolina (Pernambuco), attraverso la particolare tipologia
di mobilità INTEREURISLAND che prevede l’alternanza fra lo studio e il
tirocinio, tra il mondo accademico e la comunità, tra la teoria e la pratica. Nello
specifico, per dare continuità al mio percorso universitario, decisi di
svolgere il tirocinio alla ‘Pastoral da Mulher’, un’istituzione partner del
programma che lavora da più di 40 anni a fianco di donne in condizioni di
prostituzione.
|
All'arrivo - aeroporto di Petrolina-PE |
Così, dopo aver seguito il percorso
formativo pre-partenza, il 2 novembre 2018 sono salita sull’aereo che mi
avrebbe portato dall’altra parte del mondo. A 8000 km di distanza dall’Italia,
dal mio piccolo paese di 2500 abitanti. Era il primo viaggio fuori Europa, la
prima esperienza di vita lontana dalla mia famiglia e dai miei amici, dalla
comfort-zone appunto. Le emozioni erano innumerevoli e opposte, adrenalina e
paura si mescolavano e si confondevano tra loro lasciandomi con mille pensieri
e domande quali per esempio: “Ce l’avrei fatta a vivere 6 mesi in un Paese così
lontano e all’apparenza differente dal mio?”, “Sarei riuscita a imparare la
lingua e a comunicare?”. Nonostante i dubbi, la paura appunto e l’incertezza,
ho sempre sentito dentro di me la forza e la curiosità che sono state la spinta
propulsiva per lanciarmi in un’esperienza che, senza esagerare, mi ha cambiato
la vita. Probabilmente non riuscirò a spiegare a parole, fino in fondo, come e
quanto il Brasile, o meglio il nordest e le persone che ho conosciuto, mi
abbiano reso una persona migliore, ma cercherò di farlo nelle prossime righe.
Il 4 novembre sono arrivata all’aeroporto
di Petrolina insieme alla mia compagna di viaggio Ilenia D’Attis, stremate dal fuso
orario e da un volo cancellato la sera prima. Scesa dall’aereo sono stata
investita letteralmente da un’ondata di calore, lo stesso che in forma diversa
avrei trovato i mesi successivi negli abbracci della gente, negli sguardi delle
mie colleghe di tirocinio, nelle donne che si recano ogni giorno alla Pastoral
da Mulher, nelle amicizie che stavano nascendo e che giorno dopo giorno
diventavano più forti.
Le prime settimane sono state scandite
da riunioni e visite nei diversi enti partner del programma dislocati tra le
città di Juazeiro e Petrolina, tra cui l’istituzione in cui poi avrei svolto la
mia esperienza di tirocinio. In questi giorni, inoltre, abbiamo iniziato a marcar (fissare) tutti gli appuntamenti
e gli incontri della nostra Equipe BEA-INTEREURISLAND (composta dal coordinatore
Nicola A. dalla mia collega Ilenia D’A. e da me) avendo cura di focalizzarci
sugli obiettivi che sin dal primo momento ci eravamo posti:
Sviluppo dell’approccio interculturale;
Acquisizione di conoscenze teoriche e
pratiche relative al concetto di Service Learning;
Sviluppo di una comunicazione
assertiva e non giudicante nelle relazioni tanto in ambito
lavorativo-professionale quanto personale.
Per quanto riguarda le finalità
specifiche del tirocinio presso l’istituzione Pastoral da Mulher era prevista:
Osservazione partecipante alle
attività, interne ed esterne all’istituzione, svolte nel campo della
prostituzione femminile nella città di Juazeiro (Bahia) esaminando aspetti
teorici e psicologici di questa problematica sociale;
Partecipazione alle attività di
supporto dell’equipe.
In
questo primo periodo è stata fondamentale la presenza del coordinatore che ci
ha accompagnate passo passo in ogni attività, aiutandoci con la comprensione
della lingua. In seguito abbiamo iniziato a seguire le lezioni del corso di Mestrado PPGESA in “Educazione Contestualizzata
per la convivenza con il semi-arido” presso il Dipartimento di Scienze Umane
(Campus III di Juazeiro) dell’Università dello Stato della Bahia UNEB a cui è seguito un viaggio-studio
nelle città di Barbalha, Nova Olinda e Juazeiro do Norte. All’università,
inoltre, nell’ottica della ‘peer
education’ ho vissuto l’esperienza di essere facilitatrice di un percorso
formativo di lingua e cultura italiane, con gli studenti del corso di Pedagogia
che iniziavano il percorso formativo pre-partenza per vivere, a loro volta, la
mobilità INTEREURISLAND verso l’Università di Padova da febbraio a luglio 2019.
|
Il benvenute al DCH III UNEB con la direttice e il gruppo di internazionalizzazione. |
A partire dalla seconda settimana ho
iniziato il tirocinio alla Pastoral da
Mulher. Ero emozionata, mi sentivo elettrizzata. Non ricordo bene a cosa
stessi pensando in quei giorni, ma ho un’immagine molto nitida del primo
giorno. Se chiudo gli occhi vedo una me timida e in ansia bussare alla porta di
un edifico rosa e in un portoghese stentato dire “Bom dia, sou Eleonora”.
L’esperienza
alla Pastoral da Mulher è stata una
opportunità di crescita professionale e personale a cui sempre farò riferimento
nel corso della mia vita. L’istituzione in questione lavora da oltre 30 anni
con donne che nell’arco della loro vita hanno vissuto o che vivono tuttora in
condizioni di prostituzione nella città di Juazeiro. La Pastoral offre loro la possibilità di partecipare a diverse
attività che mirano al benessere psico-fisico della donna, senza mai
tralasciare tematiche fondamentali che coinvolgono il concetto di “empoderamento” (empowerment) e “direitos das mulheres” (diritti delle donne).
|
Eleonora Z. condividendo alcune riflessioni sulla realtà italiana |
Le attività in questione prevedono colloqui
settimanali con la psicologa Mirian Duarte, eventi informativi sul tema
della prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili, diversi laboratori tra
i quali quelli di educazione alla sessualità e le sedute di Auricoloterapia (tecnica che si basa
sull'assunto per cui il padiglione auricolare riproduce in maniera dettagliata
l'insieme dell'organismo umano; questi punti di agopuntura vengono
stimolati, tramite diverse modalità, per trattare malattie organiche e
squilibri energetici di vario tipo).
Due volte a settimana, inoltre, si
svolge il Cantinho da Beleza (L’Angolo
della Bellezza), un’attività che mira non solo alla
cura del corpo ma anche, e soprattutto, a creare uno spazio sicuro e
accogliente in cui le donne che partecipano possono condividere e discutere di
tematiche importanti quali la violenza contro le donne, la sicurezza nei luoghi
della prostituzione e problematiche legate alla vita di ognuna; in questi
momenti è sempre presente un’educatrice che segue il gruppo e conduce la
discussione.
|
Con la responsabile Fernanda L. e Ana P. |
Durante la settimana si svolgono anche “attività sul campo” che consistono nel visitare le diverse aree di prostituzione dislocate nella città di Juazeiro e sviluppare delle relazioni di fiducia, attraverso l’incontro e il dialogo, con le donne che ci lavorano e vivono. Ricordo molto bene la prima visita che
ho fatto, accompagnando le operatrici Anna Licia e Nevinne. Siamo arrivate in
questo bar e non potevo immaginare come sarebbe potuto essere l'ambiente ne le
donne che avrei incontrato. Ricordo solo che mi sentivo molto tesa e ansiosa e
il fatto che la conoscenza del portoghese fosse ancora piuttosto basilare non
aiutava a sentirmi meglio. Quando sono arrivata nel locale mi sentivo fuori
posto, non sapevo cosa dire, cosa fare e dove collocarmi. Mi sentivo del tutto
inadeguata, come se stessi “invadendo” uno spazio che non mi apparteneva. Allo
stesso tempo però mi sentivo protetta e sostenuta dalle mie colleghe. Quello fu
il primo impatto con un ambiente del tutto nuovo e che non avevo mai
conosciuto.
Le prime “uscite” nei bar della città sono
state per me le più difficili a causa degli ambienti molto movimentanti e del
fatto di non sapere come relazionarmi con queste persone. È stato difficile
anche sostenere gli sguardi degli uomini, dei clienti che frequentavano quei
posti. Questo è stato motivo di profonda riflessione personale poichè mi ha
permesso di entrare, almeno in piccolissima parte, nel vissuto quotidiano di
queste donne che vivono ogni istante della loro giornata sopportando il peso di
sguardi che le riducono a meri oggetti sessuali.
Con il passare dei mesi migliorava la
mia conoscenza del portoghese e di pari passo anche la capacità di relazionarmi
con queste donne. Ad ogni visita ero più rilassata e “a mio agio” e penso che
questo abbia migliorato la relazione con alcune di loro che incontravo nei
luoghi che visitavamo. È stato in questo momento che ho avuto modo di conoscere,
dentro e fuori l’istituzione, un gruppo di donne coraggiose e forti, con storie
di vita che non potevo e non riuscivo nemmeno lontanamente ad immaginare
|
Equipe della Pastoral da Mulher di Juazeiro-BA |
Sarò sempre infinitamente grata a ognuna
di loro per aver aperto i loro cuori, per essersi fidate di me, per aver visto
davanti a loro una donna come loro.
Dopo questa esperienza torno a casa
ricca, diversa, migliore, con il cuore che mi scoppia di saudade e che racchiude un pezzetto di ognuna di loro e delle loro
vite. Torno a casa solo con una parte di me, perché l’altra è rimasta lì con
loro e con tutte le persone che ho conosciuto in questi mesi.
Eleonora
Tirocinio professionalizzante - ambito psicologia (UNIPD)
“Le radici sono importanti, nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le
gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove.”
(Pino Cacucci)
Nessun commento:
Posta un commento