Tramonto sul fiume 'São Francisco' |
Partire per un lungo viaggio, immergermi in un altro paese, conoscere una nuova cultura, assaporare diversi cibi, incontrare persone nuove, vedere posti sconosciuti, imparare una nuova lingua mi ha sempre affascinato, è sempre stato un mio sogno che finalmente sono riuscita a realizzare.
Ma mai e poi mai avrei immaginato di svolgere un’esperienza universitaria di scambio interculturale all’estero. Invece, così è successo. In un giorno qualunque mi è giunta all’orecchio la possibilità di vivere un'esperienza di tirocinio e studio in Brasile attraverso il progetto di ricerca INTEREURISLAND per un periodo di quattro mesi. Un progetto che prevede l'alternanza fra attività di studio, al corso di laurea in Pedagogia del Dipartimento di Scienze Umane DCH III, dell'Università dello Stato della Bahia, Brasile[1], e attività di tirocinio, in uno degli enti partner della città di Juazeiro-BA, attraverso progetti di responsabilità sociale dell'università.
Da quel momento sono stata invasa da una carica di energia positiva che era impossibile nascondere. Ho cominciato a sentire e a realizzare che, forse, il mio sogno si stava concretizzando.
...NÃO SERÁ DE BATALHAS QUE SE VIVE A VIDA?”
-Raul Seixas-
Nonostante fossi entusiasta nel vedere che il mio sogno si stava concretizzando, di certo non è stata una decisione semplice quella che ho dovuto prendere in poco tempo. Ecco perché il Brasile è stato una continua battaglia, ancora prima di partire. Lasciare la propria casa, la propria famiglia, i propri amici, la propria quotidianità, il proprio nido sicuro non è mai così semplice, soprattutto se per la prima volta devi partire per quattro mesi verso una terra lontana e sconosciuta.
Mille erano le domande che mi tormentavano e a cui non sapevo dare una risposta, come “e se non riuscissi ad adattarmi?”, “e se non riuscissi ad apprendere il portoghese e a farmi capire?”, “riuscirò a stare per un tempo così lungo distante da casa?”, “e se non dovesse piacermi?”, “e se non dovessi farcela?”.
Poi riflettendoci, mi dissi che solo partendo e vivendo l’esperienza avrei potuto dare una risposta a quelle domande, anche perché finalmente avrei potuto realizzare uno tra i miei sogni più grandi. Come potevo farmela sfuggire dalle mani?
Il Bando di concorso del Dipartimento FISPPA, l'attività di formazione specifica, la preparazione dei documenti di tirocinio formativo all'estero e gli aspetti burocratici del visto sono state una serie di cose impegnative da svolgere nei tre mesi precedenti la partenza vera e propria.
Juazeiro della Bahia |
E così, il 4 Aprile, dopo due giorni di viaggio infiniti, mi sono ritrovata immersa in una terra per molti aspetti diversa dalla mia ma che ho sentito subito vicino a me, soprattutto grazie ai sorrisi e agli abbracci delle persone che mi hanno fatta sentire accolta e a casa fin dal primo giorno. Ho amato moltissimo la piccola parte del Brasile che ho conosciuto e che porterò sempre nel cuore, soprattutto le persone che quando ti incontrano sembra come ti conoscano da sempre.
Questa esperienza di mobilità e scambio interculturale è stata soprattutto una battaglia con me stessa perché ha fatto sì che mi guardassi dentro nel profondo, che scavassi dentro di me, giorno dopo giorno, sempre di più. Ciò è stato reso possibile grazie anche agli incontri che facevo ogni due settimane con l’equipe del progetto. Equipe costituita da me, dalla collega Ludovica F., da Giacomo L. e Beatrice A. del Progetto BEA[2] e dal coordinatore della ricerca Nicola Andrian. Questi incontri prevedevano una valutazione delle settimane passate, la programma di quelle successive e in particolare, un momento di riflessione sulla pratica che consisteva nel condividere uno o due 'episodi', per noi significativi, mettendo in evidenza le percezioni e le emozioni provate, spiegando cosa ritenevamo di aver imparato attraverso l'esperienza e come avremmo applicato tali apprendimenti in futuro. Fu molto difficile fare questo tipo di lavoro introspettivo in quanto non sono abituata a guardarmi dentro ma soprattutto a raccontarmi. Parlare delle mie percezioni, delle mie emozioni, di come mi sono sentita in quel momento, di come l’ho vissuto non è mia abitudine, mi piace ascoltare gli altri, non tanto parlare di me stessa. Ma tutto ciò mi fu di grande aiuto e sostegno durante tutta l’esperienza. Ho imparato in parte, ma con la consapevolezza di aver ancora molta strada da fare, ad ascoltarmi, a capire cosa sto provando, quali emozioni sto sentendo, come il mio corpo reagisce in determinate situazioni.
Il mio progetto di tirocinio, presentato prima di partire, prevedeva gli obiettivi formativi di seguito riportati, sia personali che professionali, che ho cercato di mettere in pratica e di raggiungere durante tutto il corso dell’esperienza.
- Integrarmi nel contesto universitario brasiliano. Frequentare i corsi proposti cercando di approfondire le conoscenze già acquisite in campo educativo/formativo/sociale;
- Entrare in sintonia con la nuova cultura che andrò a conoscere e le sue tradizioni, i suoi usi, il suo modo di pensare, la sua lingua e le persone che incontrerò;
- Approfondire le conoscenze teoriche e pratiche della proposta pedagogica del Service Learning;
- Applicare concretamente le conoscenze teoriche apprese durante il mio percorso universitario per poterle sviluppare e migliorare;
- Mettere in pratica il lavoro cooperativo e collaborativo con l’equipe che affiancherò durante il tirocinio; realizzare un progetto educativo mirato;
- Instaurare una relazione educativa con gli ospiti della struttura affinché si crei una relazione che si basi sulla fiducia, sul rispetto, sull’ascolto e sulla collaborazione. Cercare di entrare in empatia con gli ospiti di modo che possano far di te un punto di riferimento;
- Mettermi in gioco e superare i miei limiti; crescere come persona e come futuro educatore.
Importante per la mia crescita professionale ma soprattutto umana durante questi tre mesi e mezzo trascorsi in Brasile fu l’esperienza di tirocinio presso la Pastoral da Mulher[2] della città di Juazeiro-BA, che opera con donne che praticano la prostituzione o che vivono in condizioni di vulnerabilità sociale. Ciò che ho apprezzato e che mi ha affascinato di più della Pastoral, che è anche la base su cui si fonda il suo approccio pedagogico, è il fatto che le donne con le quali lavora non vengono spinte o obbligate ad uscire dalla condizione di prostituzione ma sono lasciate libere di scegliere e accompagnate in questa loro scelta offrendo una serie di strumenti affinché possano acquisire una maggiore consapevolezza di se stesse, del suo corpo, dei loro diritti e doveri.
Si potrebbe pensare che si tratti solo di informazioni in merito all’uso di contraccettivi o alle malattie sessualmente trasmissibili, certo, di fondamentale importanza. Ma il lavoro svolto dall’equipe multidisciplinare dell'ente va ben oltre questo. È un lavoro orientato a far sì che le donne possano diventare, attraverso un processo di trasformazione che coinvolge ognuna di loro, partecipi e protagoniste delle proprie vite, dei propri percorsi, di loro stesse.
Non a caso, il simbolo della Pastoral è una 'borboleta', che in italiano significa farfalla perché proprio come quest’ultima anche le donna compiano un processo di trasformazione fino al raggiungimento della libertà.
Durante i primi di mesi di tirocinio ho avuto modo di conoscere il lavoro della Pastoral attraverso il metodo dell’osservazione, la lettura di alcuni testi e la partecipazione alle diverse attività proposte quali le attività di accoglienza, il "cantinho da beleza" (L'angolo della bellezza) e gli incontri di spiritualità. Ho avuto modo di instaurare, giorno dopo giorno, una relazione con l’equipe che per me è stata un punto di riferimento costante, in particolare la coordinatrice pedagogica Ana Paula Silva Dos Santos con cui ho potuto confrontarmi e confidarmi ogni qual volta ne avessi avuto bisogno.
Un momento del laboratorio alla Pastoral da Mulher |
Solo successivamente alla fase di osservazione e reciproca conoscenza ho cominciato a sviluppare un mio laboratorio specifico e fare le mie prime “abordagens”, ovvero le visite alle diverse zone dove le donne praticano la prostituzione. Grazie a questo, ho avuto modo di immergermi completamente nel lavoro della Pastoral e nel mondo della prostituzione, ho potuto comprendere meglio come funziona, perché tutto ciò, prima, esisteva solo nella mia immaginazione. Comprendo adesso che è molto diverso avere un contatto diretto al punto che mi è difficile trovare le giuste parole per descrivere quanto ho provato in quei momenti.
Equipe della Pastoral da Mulher |
Integrarmi all’interno della Pastoral non fu così difficile ma neanche così semplice, soprattutto per la lingua, per l’ambiente nuovo, per la paura di sbagliare e di non dire la cosa giusta, ma piano piano ho cominciato a sentire quel posto come la mia seconda casa e la mia seconda famiglia. L’equipe e le stesse donne mi hanno accolta e fatta sentire a mio agio. Mi hanno incoraggiata a lasciar da parte le paure e a lasciarmi andare, ad essere me stessa.
Ho cercato di catturare e fare mio ogni sorriso, ogni parola, ogni abbraccio, ogni risata, ogni consiglio, ogni lacrima, ogni paura, ogni insicurezza, ogni incertezza, ogni momento prezioso vissuto lì dentro.
Ho compreso che dietro ogni persona c’è una storia e non ha importanza che tipo di lavoro svolge perché è solo una piccola parte della sua vita, c’è molto altro, c’è molto di più. A volte bisogna sforzarsi di andare oltre l’apparenza, di non giudicare su ciò che si vede, anche se spesso è difficile da fare. A volte basterebbe solo fermarsi e ascoltare, nulla di più.
La festa di 'Despedida', i saluti finali. |
Le attività di tirocinio, sul campo, si sono sempre alternate alle attività di studio alla UNEB, attraverso la frequenza al corso di 'Relazioni interpersonali e dinamiche di gruppo', tenuto dallo stesso coordinatore della ricerca Nicola A., e al corso di Tecnologie della Comunicazione - EDUCOM, tenuto dalla Prof.ssa Edilane Carvalho Teles.
Con studentesse e studenti del corso di lingua e cultura italiane |
Un'altra attività significativa sviluppata all'università è stata quella del corso di lingua e cultura italiane che si svolgeva due sere a settimana al campus. Io e Ludovica, mia collega e amica, ci siamo ritrovate a vestire i panni di “facilitatrici / professoresse”. È stato molto divertente vedere le studentesse e gli studenti iscritti impegnarsi nell’apprendere una lingua diversa dalla loro. Mi sono un po’ rivista quando anch’io prima di partire cercavo di apprendere il portoghese grazie al contributo delle studentesse brasiliane Luana C. e Allicia S.C. che erano in mobilità a Rovigo, sempre attraverso la stessa ricerca.
Ora a distanza di qualche giorno dal mio rientro in Italia non posso che dire che la scelta di partire e intraprendere quest’esperienza di mobilità internazionale grazie al progetto di ricerca INTEREURISLAND sia stata la migliore che potessi fare e che rifarei altre mille volte, senza neanche pensarci. Fatico ancora a crederci di aver vissuto tre mesi e mezzo in un paese diverso dal mio e di aver finalmente realizzato un mio sogno. Ho vissuto momenti indescrivibili, che davvero a parole è difficile raccontare perché certe emozioni le puoi solo vivere, provare sulla tua pelle. Ci sono stati momenti di sconforto in cui avrei voluto prendere il primo aereo e tornare a casa, ma poi le piccole soddisfazioni che ricevevo giorno dopo giorno mi facevano capire che il cammino che avevo intrapreso era quello giusto.
Probabilmente questi tre mesi e mezzo non sarebbero stati tali se non li avessi condivisi con l’equipe con cui sono partita, con i miei colleghi che poi sono diventati soprattutto miei amici. Sono davvero felice e fiera di aver vissuto quest’esperienza con Ludovica, Beatrice e Giacomo. Porterò sempre con me le risate (quelle da far male alla pancia), le chiacchierate, le abbuffate di cibo, le lacrime, i consigli, le attraversate del deserto, le maratone di film, le stupidaggini, i pomeriggi alla ilha do fogo la vista di posti meravigliosi, le nuotate nelle cascate, le corse a cavallo, le feste… tutto quello che ha reso speciale e indimenticabile questo Brasile!
Un grazie a Nicola per avermi dato la possibilità di vivere quest’esperienza e di avermi, soprattutto, accompagnata.
Corso di studio in Scienze dell'Educazione e della Formazione
FISPPA UNIPD, sede di Rovigo
[1] Info DCH III, UNEB: http://www.uneb.br/juazeiro/dch
[2] Info Progetto BEA (En.A.R.S.): http://www.enars.it/joomla/it/progetti/progetto-bea
[3] Info Pastoral da Mulher, Unidade Oblata della Città di Juazeiro-BA: http://unidadeoblatajuazeiro.blogspot.com/ - Coordenação: Fernanda Lins, Juazeiro-BA.
FISPPA UNIPD, sede di Rovigo
[1] Info DCH III, UNEB: http://www.uneb.br/juazeiro/dch
[2] Info Progetto BEA (En.A.R.S.): http://www.enars.it/joomla/it/progetti/progetto-bea
[3] Info Pastoral da Mulher, Unidade Oblata della Città di Juazeiro-BA: http://unidadeoblatajuazeiro.blogspot.com/ - Coordenação: Fernanda Lins, Juazeiro-BA.
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