venerdì 13 gennaio 2023

TODAS AS COISAS COOPERAM PARA O BEM! Report finale esperienza di GloCal Service-Learning in Brasile di Rachele Minnucci - UNIPD, Italia

Calcio a piedi nudi, Petrolina, Pernambuco, Brasile
Con questa frase si apre e si chiude la mia esperienza in Brasile. Mi chiamo Rachele Minnucci e ho compiuto da poco 23 anni, studio al corso Magistrale “Clinical, Social and Intercultural Psychology” dell’Università di Padova (UNIPD), in Italia, che mi ha permesso di poter partire nuovamente, dopo un progetto di volontariato di alcuni anni fa, alla scoperta della Bahia, che si è rivelata essere a tutti gli effetti la parte più autentica del Brasile.

Sono qui grazie al Programma di ricerca e scambi Intereurisland, un’esperienza di mobilità che si sviluppa attraverso l’accordo firmato fra l’UNIPD e l’Università dello Stato della Bahia – UNEB.

Questo programma, coordinato dal Professore Nicola Andrian, è un’offerta unica che prevede una mobilità mista con studio e tirocinio attraverso l’approccio metodologico del Service Learning, sperimentando in parallelo il servizio alla comunità e la formazione scolastica.

Per un resoconto della mia esperienza, che al momento è un turbine di emozioni indecifrabili, mi servirò di parole chiave che mi aiuteranno a fare ordine.

A VIAGEM
Trasparenti emozioni pre-partenza
Ci sono modi diversi di viaggiare, c’è una canzone che dice:

“C'è chi viaggia per amore e chi scappa da una guerra

C'è chi cerca un nuovo posto qui sul pianeta Terra

Il viaggio per capire, a volte può scappare

Io viaggio per partire, a volte ritornare

Io viaggio per diletto perché non sono mai stato

Deluso, ingannato, sfruttato o bombardato

Io viaggio perché in fondo sono fortunato

Nato nel posto giusto ma in un mondo sbagliato”

I giorni prima della partenza non riuscivo a capire né a ricordare cosa mi avesse spinto a trascorrere i successivi sei mesi dall’altra parte del mondo e dall’altra parte di chi amo.

Juazeiro, Bahia, Brasile.
 

Ammetto che abbiamo avuto una preparazione tanto leggera e divertente quanto importante per il nostro cammino formativo, suddivisa fra meeting online con persone brasiliane ed eventi di cinema e forrò a Padova con persone partite negli anni precedenti. A rendere meno leggera la preparazione sono stati i tre giorni di trekking in Toscana sotto il sole di luglio con molti, moltissimi, gradi, ma comunque, ne è valsa la pena!

Dopo due giorni di viaggio trascorsi con il mio amico e compagno Francesco, siamo arrivati a Juazeiro, il posto che mi ha abbracciata ed accolta fino ad oggi.

Juazeiro è un piccolo e familiare comune nell’interno della Bahia che sorge in prossimità del fiume São Francisco, il quale divide Juazeiro da Petrolina, città nello stato del Pernambuco.

 

 

AS CARTAS

La prima settimana di permanenza nel contesto brasiliano viene trascorsa visitando i vari enti partner del programma dove poter svolgere il tirocinio. Ognuno di questi è estremamente interessante, per questo motivo io ho scelto sulla base di un imprinting emotivo.

La prima volta in cui sono entrata al CASE ho guardato Nicola, il coordinatore del Programma Intereurisland e gli ho detto “io rimango qui”.

Il CASE è uno dei tre centri della FUNASE, letteralmente “FONDAZIONE DI ASSISTENZA SOCIO-EDUCATIVA”; è l’equivalente di un carcere minorile maschile, dove gli adolescenti in conflitto con la legge sono sottoposti all'applicazione delle misure socio-educative di internamento dai 6 mesi ai 3 anni, in base alla pena.

Ritengo che questa sia stata senza dubbio l’esperienza più complicata ma soddisfacente del mio percorso, sia di vita, sia formativo; senza dubbio ha inciso su di me come donna, come studentessa, come psicologa.  

Con gli adolescenti abbiamo svolto un progetto di scrittura di lettere; ognuno di loro doveva scrivere due lettere, una per il padre, e una per il figlio, sia che questi siano ancora presenti sia che non lo siano, sia che non lo siano mai stati.

Infatti, durante il primo mese, che è principalmente dedicato all’osservazione e alla comprensione delle persone, della situazione e dell’ente in generale, mi sono resa conto che quasi tutte le storie di vita di questi ragazzi erano accomunate dall’assenza della figura paterna. Nel caso in cui questa fosse presente, era spesso connotata da sentimenti di rabbia, sfiducia e risentimento. Questo tipo di attività mi ha permesso di vivere un rapporto stretto con i ragazzi, basato sulla fiducia e sulla condivisione di storie intime e personali, anche se non nego le difficoltà e le resistenze che ogni giorno dovevamo affrontare insieme.

Riporto un estratto della lettera dell’evento finale che ho scritto per i ragazzi:

“Desejo a vocês de todo o coração que nunca mais perca esta liberdade.

Quando estiver triste, quando estiver com raiva, quando o tempo não passar, lembre-se desta liberdade. Pense nas pessoas lá fora que estão esperando por vocês e que amam e cuidam de você, que a maior liberdade que temos é o amor.

E lembre-se que 'todas as coisas cooperam para o bem', sempre!”

Momenti di vita quotidiana dal carcere

A NATUREZA

La mia prima notte in tenda da sola
 

La crescita più grande che ho vissuto, oltre che dal punto di vista professionale, è relativa alla connessione con la natura. La caratteristica di questi luoghi mi ha permesso di fare viaggi che non avevo mai fatto prima. Una tenda sulle dune di sabbia o davanti a una cascata mi hanno portata a svegliarmi da sola, senza campo e connessione, ad accarezzare i fiori ed a parlare con gli animali, a provare un piacere immenso nel perdermi.

Ho imparato cosa sia l’adattamento, cosa significa sentirsi davvero soli di notte nella foresta. Ho fatto amicizia con la pazienza e con la meditazione, cosa impossibile per me prima di questa esperienza.

A ciò ha contribuito fortemente l’incontro con la comunità Candomblé, la religione afrobrasiliana che prevede il culto di divinità e forze della natura.

Comunità Candomblè a Senhor Do Bonfim, Bahia, Brasile

O FUTEBOL

Calcio a piedi nudi, Petrolina, Pernambuco, Brasile 
 
Il calcio mi ha accompagnata durante tutto questo viaggio. In carcere è stato un forte elemento di unione fra me e gli adolescenti. Infatti, il primo giorno in cui sono arrivata mi hanno chiesto subito: “ma te sai giocare?”. Chiaramente la mia risposta fu negativa, ma loro mi hanno dato modo di migliorare visibilmente. Il calcio nella “quadra” a piedi scalzi era un appuntamento fisso, come anche le vesciche e le ferite a fine giornata.

La mia presenza in campo portava i ragazzi a giocare diversamente, a prestare attenzione nell’evitare lanci troppo forti, e ad importarsi di passarmi la palla ad ogni passaggio. Questo mi ha dato terreno fertile per parlare con loro del tema della sensibilità e dell’empatia. Il calcio ci ha permesso anche di cominciare un’interazione dal punto di vista fisico, come un pugnetto, un cinque, o un abbraccio di gruppo.

Il pensiero che ho da sempre ancora una volta è stato riconfermato, lo sport unisce, sempre.

 

 

A FAMÍLIA

Famiglia è una parola che è risuonata spesso nella mia testa durante questo cammino. Mi sento di relazionarla a:

-         La nostra equipe: Francesco, Nicola, Claudia, Chiara, Beatrice ed Alice, è stato come avere fratelli e sorelle. Abbiamo condiviso tutto, viaggi, letti, emozioni, dubbi, piatti e bicchieri, insicurezze. Sono stati per me stimolo e punto di appoggio. Le riunioni settimanali creavano uno spazio perfetto per aprirci gli uni agli altri con sincerità. 
-         L’UNEB (università), ci ha permesso di frequentare due corsi, di cui uno è stato del Prof Nicola, relativamente alle relazioni interpersonali e la comunicazione assertiva, e l’altro era specifico sull’educazione contestualizzata al “semiarido”. La frequentazione di corsi è stata sempre un piacere, perché creava comunità e metteva alla prova attivamente gli studenti, tramite presentazioni e workshop;
-         Il corso di lingua e cultura italiane (una delle attività proposte dal programma Intereurisland per lo sviluppo del dialogo interculturale): per mesi siamo stati “professori e professoresse” di studenti brasiliani. Due volte a settimana abbiamo trasmesso ed insegnato la nostra lingua e cultura in maniera leggera e divertente, tanto da creare un bel gruppo; 
-         Il Footvolley. È stato per me in questi mesi uno sport fondamentale, che mi ha permesso di fare nuove amicizie, di ritagliarmi i miei spazi d’aria dalla convivenza, e qualcosa di nuovo che non avevo mai fatto prima.  
-          Il Forrò. Grazie infinite Nicola per avermi trascinata in questo mondo spensierato e sensuale di questa danza.
 
Equipe e colori 2022, Lençóis, Bahia, Brasile
 
O TEMPO

Dopo 23 anni di corsa per la prima volta ho imparato a fermarmi, proprio fra la samba e i mille colori della Bahia, chi l’avrebbe mai detto.

Probabilmente in questi mesi ho vissuto più difficoltà che soddisfazioni, ma le soddisfazioni sono state senza dubbio più forti. Essere una ragazza “gringa” in un carcere minorile maschile significa dover avere pazienza, per essere ascoltata, per guadagnare la fiducia, per essere creativa, per imparare a non aver preconcetti e adottare una posizione non giudicante. Ho capito che la pazienza fosse la chiave per non perdere mai la voglia e la forza, e ho capito che crescere e maturare significasse anche accettare che alcune cose avessero bisogno di tempo per andare bene.

Il contesto mi ha spinta a reinventarmi ogni giorno e a mettermi alla prova, da un punto di vista lavorativo e professionale, della lingua portoghese, della condivisione di una camera con altre tre persone, fino a farmi tornare a casa più ricca e matura di cinque mesi fa.

Come dice una cara canzone che al Prof Nicola piace tanto cantare:

“E o mundo vai girando cada vez mais veloz

A gente espera do mundo e o mundo espera de nós

Um pouco mais de paciência”,

Obrigada Bahia e Obrigada vida.

Rachele Minucci - Corso di Laura Magistrale in Clinical, Social and Intercultural Psychology dell'Università di Padova (UNIPD), Italia.

Verso casa…

Nessun commento:

Posta un commento