giovedì 16 maggio 2019

“VAI DAR TUDO CERTO! - Andrá tutto bene”. Breve riepilogo di un’esperienza che ha provocato una silenziosa rivoluzione interiore

Tramonto sul fiume São Francisco
Si desidera partire verso mete sconosciute per mettersi in gioco, per lasciarsi alle spalle vecchie abitudini e quei luoghi in cui siamo nati e cresciuti che rappresentano la nostra zona di conforto, quel porto sicuro da cui sono partita sciogliendo tutti quei nodi che da molto tempo mi tenevano lì, ferma.

Era uno di quei giorni in cui ti svegli e sai che l’unico compito della giornata sarà rimanere incollata allo schermo del computer per continuare a scrivere la tesi alternando questa attività all’eterno pensiero di dove svolgere il tirocinio post-lauream. Esco per fare un giro e incontro un caro amico e compagno di corso che mi parla di un programma di scambi con il Brasile: “INTEREURISLAND” mi sembrava si chiamasse…
Ricordo la prima volta in cui parlai con Nicola Andrian, coordinatore di questo programma. Rimasi estasiata e la curiosità di scoprire più nel dettaglio di cosa si trattasse mi pervase dal primo istante: avrei avuto la possibilità di svolgere parte del tirocinio professionalizzante in psicologia in Brasile, tra le città di Juazeiro (Bahia) e Petrolina (Pernambuco), attraverso la particolare tipologia di mobilità INTEREURISLAND che prevede l’alternanza fra lo studio e il tirocinio, tra il mondo accademico e la comunità, tra la teoria e la pratica. Nello specifico, per dare continuità al mio percorso universitario, decisi di svolgere il tirocinio alla ‘Pastoral da Mulher’, un’istituzione partner del programma che lavora da più di 40 anni a fianco di donne in condizioni di prostituzione.
All'arrivo - aeroporto di Petrolina-PE
Così, dopo aver seguito il percorso formativo pre-partenza, il 2 novembre 2018 sono salita sull’aereo che mi avrebbe portato dall’altra parte del mondo. A 8000 km di distanza dall’Italia, dal mio piccolo paese di 2500 abitanti. Era il primo viaggio fuori Europa, la prima esperienza di vita lontana dalla mia famiglia e dai miei amici, dalla comfort-zone appunto. Le emozioni erano innumerevoli e opposte, adrenalina e paura si mescolavano e si confondevano tra loro lasciandomi con mille pensieri e domande quali per esempio: “Ce l’avrei fatta a vivere 6 mesi in un Paese così lontano e all’apparenza differente dal mio?”, “Sarei riuscita a imparare la lingua e a comunicare?”. Nonostante i dubbi, la paura appunto e l’incertezza, ho sempre sentito dentro di me la forza e la curiosità che sono state la spinta propulsiva per lanciarmi in un’esperienza che, senza esagerare, mi ha cambiato la vita. Probabilmente non riuscirò a spiegare a parole, fino in fondo, come e quanto il Brasile, o meglio il nordest e le persone che ho conosciuto, mi abbiano reso una persona migliore, ma cercherò di farlo nelle prossime righe.
Il 4 novembre sono arrivata all’aeroporto di Petrolina insieme alla mia compagna di viaggio Ilenia D’Attis, stremate dal fuso orario e da un volo cancellato la sera prima. Scesa dall’aereo sono stata investita letteralmente da un’ondata di calore, lo stesso che in forma diversa avrei trovato i mesi successivi negli abbracci della gente, negli sguardi delle mie colleghe di tirocinio, nelle donne che si recano ogni giorno alla Pastoral da Mulher, nelle amicizie che stavano nascendo e che giorno dopo giorno diventavano più forti.
Le prime settimane sono state scandite da riunioni e visite nei diversi enti partner del programma dislocati tra le città di Juazeiro e Petrolina, tra cui l’istituzione in cui poi avrei svolto la mia esperienza di tirocinio. In questi giorni, inoltre, abbiamo iniziato a marcar (fissare) tutti gli appuntamenti e gli incontri della nostra Equipe BEA-INTEREURISLAND (composta dal coordinatore Nicola A. dalla mia collega Ilenia D’A. e da me) avendo cura di focalizzarci sugli obiettivi che sin dal primo momento ci eravamo posti:
  • Sviluppo dell’approccio interculturale;
  • Acquisizione di conoscenze teoriche e pratiche relative al concetto di Service Learning;
  • Sviluppo di una comunicazione assertiva e non giudicante nelle relazioni tanto in ambito lavorativo-professionale quanto personale.
Per quanto riguarda le finalità specifiche del tirocinio presso l’istituzione Pastoral da Mulher era prevista:
  • Osservazione partecipante alle attività, interne ed esterne all’istituzione, svolte nel campo della prostituzione femminile nella città di Juazeiro (Bahia) esaminando aspetti teorici e psicologici di questa problematica sociale;
  • Partecipazione alle attività di supporto dell’equipe.

In questo primo periodo è stata fondamentale la presenza del coordinatore che ci ha accompagnate passo passo in ogni attività, aiutandoci con la comprensione della lingua. In seguito abbiamo iniziato a seguire le lezioni del corso di Mestrado PPGESA in “Educazione Contestualizzata per la convivenza con il semi-arido” presso il Dipartimento di Scienze Umane (Campus III di Juazeiro) dell’Università dello Stato della Bahia UNEB a cui è seguito un viaggio-studio nelle città di Barbalha, Nova Olinda e Juazeiro do Norte. All’università, inoltre, nell’ottica della ‘peer education’ ho vissuto l’esperienza di essere facilitatrice di un percorso formativo di lingua e cultura italiane, con gli studenti del corso di Pedagogia che iniziavano il percorso formativo pre-partenza per vivere, a loro volta, la mobilità INTEREURISLAND verso l’Università di Padova da febbraio a luglio 2019. 

Il benvenute al DCH III UNEB con la direttice e il gruppo di internazionalizzazione.
A partire dalla seconda settimana ho iniziato il tirocinio alla Pastoral da Mulher. Ero emozionata, mi sentivo elettrizzata. Non ricordo bene a cosa stessi pensando in quei giorni, ma ho un’immagine molto nitida del primo giorno. Se chiudo gli occhi vedo una me timida e in ansia bussare alla porta di un edifico rosa e in un portoghese stentato dire “Bom dia, sou Eleonora”.
L’esperienza alla Pastoral da Mulher è stata una opportunità di crescita professionale e personale a cui sempre farò riferimento nel corso della mia vita. L’istituzione in questione lavora da oltre 30 anni con donne che nell’arco della loro vita hanno vissuto o che vivono tuttora in condizioni di prostituzione nella città di Juazeiro. La Pastoral offre loro la possibilità di partecipare a diverse attività che mirano al benessere psico-fisico della donna, senza mai tralasciare tematiche fondamentali che coinvolgono il concetto di “empoderamento” (empowerment) e “direitos das mulheres” (diritti delle donne).
Eleonora Z. condividendo alcune riflessioni sulla realtà italiana
Le attività in questione prevedono colloqui settimanali con la psicologa Mirian Duarte, eventi informativi sul tema della prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili, diversi laboratori tra i quali quelli di educazione alla sessualità e le sedute di Auricoloterapia (tecnica che si basa sull'assunto per cui il padiglione auricolare riproduce in maniera dettagliata l'insieme dell'organismo umano; questi punti di agopuntura vengono stimolati, tramite diverse modalità, per trattare malattie organiche e squilibri energetici di vario tipo).
Due volte a settimana, inoltre, si svolge il Cantinho da Beleza (L’Angolo della Bellezza), un’attività che mira non solo alla cura del corpo ma anche, e soprattutto, a creare uno spazio sicuro e accogliente in cui le donne che partecipano possono condividere e discutere di tematiche importanti quali la violenza contro le donne, la sicurezza nei luoghi della prostituzione e problematiche legate alla vita di ognuna; in questi momenti è sempre presente un’educatrice che segue il gruppo e conduce la discussione.
Con la responsabile Fernanda L. e Ana P.
Durante la settimana si svolgono anche “attività sul campo” che consistono nel visitare le diverse aree di prostituzione dislocate nella città di Juazeiro e sviluppare delle relazioni di fiducia, attraverso l’incontro e il dialogo, con le donne che ci lavorano e vivono. Ricordo molto bene la prima visita che ho fatto, accompagnando le operatrici Anna Licia e Nevinne. Siamo arrivate ​​in questo bar e non potevo immaginare come sarebbe potuto essere l'ambiente ne le donne che avrei incontrato. Ricordo solo che mi sentivo molto tesa e ansiosa e il fatto che la conoscenza del portoghese fosse ancora piuttosto basilare non aiutava a sentirmi meglio. Quando sono arrivata nel locale mi sentivo fuori posto, non sapevo cosa dire, cosa fare e dove collocarmi. Mi sentivo del tutto inadeguata, come se stessi “invadendo” uno spazio che non mi apparteneva. Allo stesso tempo però mi sentivo protetta e sostenuta dalle mie colleghe. Quello fu il primo impatto con un ambiente del tutto nuovo e che non avevo mai conosciuto.
Le prime “uscite” nei bar della città sono state per me le più difficili a causa degli ambienti molto movimentanti e del fatto di non sapere come relazionarmi con queste persone. È stato difficile anche sostenere gli sguardi degli uomini, dei clienti che frequentavano quei posti. Questo è stato motivo di profonda riflessione personale poichè mi ha permesso di entrare, almeno in piccolissima parte, nel vissuto quotidiano di queste donne che vivono ogni istante della loro giornata sopportando il peso di sguardi che le riducono a meri oggetti sessuali.
Con il passare dei mesi migliorava la mia conoscenza del portoghese e di pari passo anche la capacità di relazionarmi con queste donne. Ad ogni visita ero più rilassata e “a mio agio” e penso che questo abbia migliorato la relazione con alcune di loro che incontravo nei luoghi che visitavamo. È stato in questo momento che ho avuto modo di conoscere, dentro e fuori l’istituzione, un gruppo di donne coraggiose e forti, con storie di vita che non potevo e non riuscivo nemmeno lontanamente ad immaginare
Equipe della Pastoral da Mulher di Juazeiro-BA
Sarò sempre infinitamente grata a ognuna di loro per aver aperto i loro cuori, per essersi fidate di me, per aver visto davanti a loro una donna come loro.
Dopo questa esperienza torno a casa ricca, diversa, migliore, con il cuore che mi scoppia di saudade e che racchiude un pezzetto di ognuna di loro e delle loro vite. Torno a casa solo con una parte di me, perché l’altra è rimasta lì con loro e con tutte le persone che ho conosciuto in questi mesi.
Eleonora
Tirocinio professionalizzante - ambito psicologia (UNIPD)

“Le radici sono importanti, nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove.”
(Pino Cacucci)

sabato 4 maggio 2019

Il mio caleidoscopio brasiliano - Report finale dell'esperienza di tirocinio professionalizzante di Ilenia D'Attis

 I miei primi 6 mesi di tirocinio post-lauream, professionalizzante in Psicologia, li ho svolti attraverso il progetto sociale e di scambi interculturali ‘Progetto BEA’ (promosso dall’associazione EnARS di Padova), in Brasile, tra le città di Petrolina (Pernambuco) e Juazeiro (Bahia). Due città di due Stati differenti, separate solo da un grande fiume, il Rio São Francisco (il fiume più lungo del Brasile!) ma collegate da un ponte e dalla barquinha (una barchetta che ogni giorno fa da spola tra le sponde dei due Stati). Così, tra una riva ed un'altra, ho avuto l'opportunità di formarmi nell'ambito della psicologia clinica e sociale, della crescita personale e dell'intercultura.

La 'Barquinha' sul 'Rio São Francisco'
La sensazione è stata quella di trovarmi all'interno di un caleidoscopio di relazioni, attività, riflessioni e consapevolezze, che ha dato vita ad una mia visione del mondo più ampia e critica, più tollerante e inclusiva, più calorosa e umana.
Una parte considerevole del mio tirocinio l'ho svolta all'interno del programma di Residenza Multiprofessionale in Salute Mentale (Programa de Residência Multiprofissional em Saùde Mental, RMSM) dell'UNIVASF (Universidade Federal do Vale do São Francisco, Petrolina) con la supervisione della psicologa/tutor Prof.ssa Barbara Cabral, persona dall'incredibile umanità. Tale programma si svolge in diversi Centri di Assistenza Psicosociale (Centros de Atenção Psicossocial, CAPS) presenti nel territorio brasiliano, all'interno dei quali diverse figure professionali (psicologi, infermieri, assistenti sociali, psichiatri, logopedisti e pedagogisti) collaborano tra loro per offrire un trattamento il più possibile personalizzato e adeguato agli utenti del servizio, considerando la persona integralmente, nella sua dimensione bio-psico-sociale e culturale.  I principali tipi di CAPS sono quello infantile con bambini e adolescenti (CAPSi), quello con persone dipendenti da alcool e droga (CAPS AD) e quello con persone con disturbi mentali persistenti (CAPS II)

La mia esperienza si è svolta nel CAPS Infantile di Juazeiro (Bahia). Un centro immerso in un grande spazio verde nel quale era possibile entrare nella tipica vegetazione del nord-est brasiliano, la caatinga, con alberi da frutta tropicali e secolari, tra cui l'albero Juazeiro, che fin dall'antichità aveva un ruolo importante per il refrigerio e il ristoro dei nomadi brasiliani che decisero di insediarsi in questa zona e far nascere la città di Juazeiro proprio a partire da questo albero.  Così gli operatori del CAPS Infantile, attorno a questo albero, così importante per il sollievo del corpo e dell'anima, hanno dato vita al centro con l'obiettivo di fornire assistenza a bambini e adolescenti in situazioni di disagio psicologico e/o problemi legati all'abuso di sostanze psicoattive, offrendo cure, assistenza e promozione della salute.
Un momento del laboratorio al CAPS i di Juazeiro-BA

Felicemente, ho avuto l'opportunità di essere inserita in questo contesto dove ho accompagnato una psicoterapeuta durante i vari trattamenti, individuali e di gruppo, e che mi ha permesso di realizzare il mio obiettivo principale, prefissato per questa esperienza, ossia svolgere un laboratorio di meditazione e yoga in un ambiente naturale con scopo terapeutico, facendo riferimento alla mia tesi magistrale sull'Ecopsicologia.

La durata di ogni incontro del laboratorio era di un'ora e mezza con adolescenti dai 12 ai 17 anni, con disturbi mentali (depressione maggiore, disturbo d'ansia, comportamento suicidario, disturbo borderline di personalità e schizofrenia). Conducevo due volte a settimana delle sessioni di rilassamento, meditazione e yoga utilizzando musica rilassante e una campana tibetana.
Un altro momento del laboratorio
Inoltre, accompagnata da uno psicologo della residenza, Geovani Cardoso, ho condotto delle attività per lo sviluppo della fiducia tra gli adolescenti stessi. Alla fine di ogni sessione concludevo con dei cerchi di discussione riflettendo insieme su alcune delle tematiche che emergevano spontaneamente a seguito delle attività realizzate (quali per esempio la paura di non essere visti, la bassa autostima, l’incapacità di comunicazione, l’ansia, l’insicurezza, la depressione, o anche le diverse forme di automutilazione..). Dal mio punto di vista questi erano i momenti più significativi, arricchenti ed emozionanti.
Dopo che i ragazzi avevano lavorato sulla propria mente e sul proprio corpo è come se avessero acquisito maggiore consapevolezza della propria condizione, riuscendo a spiegare con una chiarezza invidiabile le loro percezioni, sensazioni, emozioni e i loro sentimenti, chiedendosi come avrebbero potuto migliorare la propria situazione piuttosto che adagiarsi sui comportamenti disfunzionali ai quali erano abituati a ricorrere. Il processo di trasformazione che più mi ha entusiasmata è stato vedere il cambiamento dei ragazzi da persone passive a persone attive nel proprio percorso terapeutico, persone maggiormente padrone di sé stesse che man mano stavano recuperando la propria autoefficacia, autostima e pace interiore
Gli 'Olhos de Deus' realizzati dagli adolescenti del CAPS i
 
A conclusione del mio periodo di tirocinio ho voluto dedicare le ultime due settimane ad un'altra forma meditativa, ossia la realizzazione di mandala di lana chiamato, "Olhos de Deus" (Occhi di Dio). I nativi d'America che li realizzavano dicevano che l'occhio di Dio serve a conoscere l'inconoscibile. E' una forma di meditazione che si serve del movimento continuo e costante di un filo di lana attorno a due bastoncini di legno a forma di croce che man mano prende forma in una trama sempre più grande e completa, creando un vero e proprio mandala.
Nelle religioni Orientali i mandala rappresentano l'universo e vengono utilizzati per focalizzare l'attenzione, per definire uno spazio sacro e per aiutare a meditare. Aiutano a ritrovare calma, equilibrio e pace e ad aumentare la consapevolezza di sé. Nella realizzazione di questi mandala di lana ho percepito i ragazzi più centrati, determinati ed entusiasti. La riflessione finale si soffermava su quanto ogni piccolo gesto e azione determinasse la nostra vita così come ogni passaggio del filo nella realizzazione finale del mandala. In questi momenti di meditazione, ogni filo di lana sembrava inglobasse il gruppo di lavoro in una energia generatrice di buone intenzioni e impegno. Erano visibili nei loro occhi e sorrisi entusiasmo e gratificazione, cooperazione e pazienza reciproca, condivisione e apprezzamento. Questo è emerso anche nelle valutazioni qualitative finali, che hanno raccontato come il laboratorio avesse reso più sereni e tranquilli i ragazzi nel gestire delle situazioni di conflitto interiore e interpersonale, diminuendo ansia e stress e aiutando ad acquisire maggiore consapevolezza di sé stessi.
Nella logica dell’alternanza fra le attività pratiche e le attività teroriche, di studio e di ricerca, che è una delle caratteristiche del Progetto BEA, parallelamente a questo laboratorio ho partecipato al Nucleo di Mobilitazione Anti-manicomiale del Sertão (Nùcleo de Mobilização Antimanicomial do Sertão, NUMANS) con la conduzione di un primo gruppo tematico sull'empowerment, in collaborazione con la mia collega Thamara Agnes (studentessa in psicologia dell'UNIVASF) e un secondo gruppo sul controllo sociale nella salute mentale, condotto insieme a Milena Duarte (residente multiprofessionale).
NUMANS/UNIVASF - Ilenia D'A. conducendo una parte del gruppo tematico sull'Empowerment
Inoltre, ho partecipato agli incontri di supervisione ogni mercoledì e ad un gruppo di ricerca sui temi della salute mentale (Observatorio do Sertão) ogni venerdì, che mi ha permesso di approfondire argomenti di ampio respiro e che spesso mi hanno messo in discussione.
Ritengo che la mia crescita personale sia avvenuta anche durante gli incontri d'equipe svolti con il coordinatore del progetto, Nicola Andrian, e la mia collega italiana di tirocinio, Eleonora Zerbetto. 
Equipe BEA - INTEREURISLAND 2018/2019

Una volta ogni 15 giorni svolgevamo dei focus group affrontando tematiche riguardanti la consapevolezza delle nostre sensazioni, percezioni ed emozioni nei contesti di formazione che stavamo vivendo, utilizzando le questioni chiave dell’experiential learning (Di David Kolb) e lavorando molto sulla comunicazione assertiva e la risoluzione dei conflitti personali e interpersonali. Ogni incontro ci aiutava ad uscire dalla nostra zona di comfort e ad affrontare ogni difficoltà con razionalità senza però tralasciare il nostro lato emotivo, motore di ogni azione.Questa è stata una parte integrante del mio tirocinio che mi ha accompagnato fortemente nella gestione di difficoltà e incomprensioni personali ed interpersonali.
Infine, ma non per questo di poco conto, ho vissuto pienamente l'intercultura, come momento di incontro e scambio tra la cultura italiana e brasiliana. Uno degli eventi più importanti a riguardo è stato il Global Village AIESEC, evento organizzato da "AIESEC Vale do São Francisco" (Associazione studentesca presente in 126 paesi al mondo), con la nostra partecipazione come programma INTEREURISLAND e Progetto BEA assieme a diversi studenti in mobilità internazionale da Argentina, Perù e Brasile.

Ho potuto vivere il dialogo interculturale anche in qualità di facilitatrice di un breve corso di cultura e lingua italiane, tenuto con la collaborazione di Eleonora Z. al corso di Mestrado PPGESA in Educazione contestualizzata per la convivenza con il semi-arido PPGESA, al Dipartimento di Scienze Umane, Campus III di Juazeiro, dell’Università dello Stato della Bahia UNEB.

Questa esperienza avrebbe bisogno di più pagine per essere descritta e narrata, ma mi auguro che questa piccola descrizione possa aver dato un assaggio dell'eterogeneità di attività, emozioni e crescite vissute in un paese così caloroso e accogliente come il Brasile che tanto ha da insegnare umanamente.

                                                                                                Buon cammino...
                                                                                                Ilenia
 
Coinvolgendo tutte e tutti i presenti ballando la Pizzica


La mobilità di Ilenia D'Attis è stata sostenuta anche dai Finanziamenti 8X1000 della Chiesa Valdese - annualità 2019.