Ricordo
bene la mattina in cui, durante una supervisione su Zoom del corso di
Mentor-Up, proposto in seno al Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, dell'Università di Padova (UNIPD), era stato invitato un ospite esterno, un professore che presentava
un programma di Service-Learning in Brasile. Ricordo bene di esserne stata
attratta, di essermi immaginata così lontana da casa in un contesto così
diverso. Ricordo bene anche la sensazione del “non è il momento, non adesso”.
Ma ricordo ancora meglio quando, l’anno successivo, quel momento è
arrivato: il momento della decisione, la frenesia, l’emozione del primo
messaggio al Prof. Nicola Andrian, il coordinatore del programma. Mancavano pochi giorni a
Natale e fuori nevicava. Chi l’avrebbe mai detto che il Natale successivo,
invece, lo avrei passato in spiaggia, tra un tuffo in oceano e un sorso ad
un’acqua di cocco all’ombra di una palma?!
Il mio sogno di vivere un periodo di vita in America Latina
ed esplorarla cresceva sempre di più. Stavo concludendo il mio percorso di
studi in Psicologia di comunità, della promozione del benessere e del
cambiamento sociale e l’unico step che mi mancava era la realizzazione di un
tirocinio professionalizzante. E allora, quale momento migliore per partecipare
al progetto BEA&Intereurisland, basato proprio sull’intercultura, la
cittadinanza attiva, il cambiamento sociale e l’educazione, se non quello?
Percepivo una linea immaginaria che univa i puntini di quel
momento della mia vita.
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Weekend formativo in Bivacco |
Già
durante la primavera è iniziato il percorso di formazione e preparazione alla partenza, gestito dal professor Nicola e dai due studenti brasiliani
del Master in Educazione, Cultura e Territori Semiaridi PPGESA, dell'Università dello Stato della Bhahia (UNEB) in intercambio in Italia, Berg e Edvan, che ci hanno introdotto alla
lingua portoghese e alla cultura brasiliana, in particolar modo nordestina, oltre ad
essere sempre state due presenze importanti e disponibili durante tutto il percorso. Gli incontri di formazione sono stati un momento fondamentale soprattutto per
la conoscenza dell’equipe: Sofia, Luna, Lucia, Diana, Virginia, Giulia. Le sei
donne che sarebbero poi diventate colonne portanti di tutta l’esperienza.
Energia, gioia, bellezza, passione, divertimento, curiosità, apprendimento,
scoperta: tutti elementi che hanno accompagnato i mesi pre-partenza. Non sono
mancate, ovviamente, le incertezze: dove sto andando? Perché? Perché così
lontano? Cosa mi spinge?
Domande, tante, dubbi, altrettanti; che, nonostante tutto, non sono stati
abbastanza forti da limitare o bloccare quella spinta, quel richiamo,
quell’attrazione verso la novità.
O
começo
Primo aereo intercontinentale, saluti, lacrime, ansie, gioie.
Sono arrivata a Petrolina l’11 agosto 2023. Il primo impatto è stato forte ma
mi ha permesso immediatamente di tirar fuori le strategie di adattamento più
efficaci. I primi sono stati giorni di orientamento, di conoscenza, di fatica
con la lingua, di curiosità, di esplorazione, di ricerca di una sim card e del
supermercato più vicino casa. Sono stati i primi avvicinamenti a quello che,
nei mesi successivi, sarebbe stato un vero e proprio mergulho nella vita tra i
due lati del ponte, tra le città di Juazeiro e Petrolina, tra Bahia e Pernambuco. Sono
stati i momenti in cui ho sentito i pori del mio corpo aprirsi al nuovo per
essere pronti ad assorbire quanto più possibile.
Le prime due settimane, inoltre, sono state improntate alla visita degli enti partner che
il programma propone, al fine di lasciare spazio alla scelta personale di dove
svolgere il proprio tirocinio.
Dopo un primo momento di valutazione, era giunto il momento della scelta.
Ricordo quando, prima di partire, ridevo e scherzavo con i miei amici e le mie
amiche dicendo che sarei andata in Brasile a fare lo stage in un carcere minorile. Avevo già lavoravo con adolescenti e per me hanno sempre rappresentato tanto una sfida quanto una soddisfazione. E poi, l’istituzione del carcere mi ha affascinata sin dall’inizio dei miei studi.
La visita al carcere minorile di Petrolina non ha fatto che rafforzare in me
queste sensazioni di interesse, di curiosità, di voglia di conoscere questa
nuova realtà. E ancora una volta, percepivo un connubio di elementi a mio
favore che mi stavano trascinando nella direzione giusta.
FUNASE-CASE
L’istituzione che si occupa di adolescenti in conflitto con la legge nello stato del Pernambuco è la FUNdação de Atendimento Socio Educativo (FUNASE). Con sedi in diverse città dello Stato, fra le quali anche Petrolina, il centro socio-educativo lavora con ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 e in casi eccezionali fino ai 21 anni. La mia scelta dell'ente è stata dettata dalla possibilità che l'istituzione offriva di rispondere agli obiettivi che avevo presentato all'Università di Padova come progetto di tirocinio pratico valutativo post-lauream, quali l'osservazione e l'affiancamento del ruolo della psicologa nell'ente; approfondimento degli aspetti psicologici della marginalizzazione sociale in Pernambuco e attuazione di attività psicologiche e socio-educative con la comunità, con particolare attenzione ai concetti di empowerment, salute mentale e autostima.
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Equipe Bea&Intereurisland in visita al FUNASE CASE, Petrolina |
È
stata una sfida tanto personale quanto professionale in quanto donna bianca
privilegiata all’interno di un contesto abitato da ragazzi che hanno avuto la
sfortuna di crescere in un ambiente per loro sfavorevole, caratterizzato nella
maggior parte dei casi da situazioni economiche precarie, famiglie
disfunzionali, droga e violenza.
Durante il primo mese, assieme alla mia compagna Luna, abbiamo partecipato alle
lezioni scolastiche che si tenevano la mattina nell’istituzione, assistito ai
primi colloqui con la psicologa nostra referente e abbiamo iniziato a conoscere
i ragazzi durante i momenti di intervallo tra un’attività e un’altra. Tutti i
ragazzi hanno sempre avuto un grande rispetto per noi e, seppur nella
diffidenza iniziale e nella difficoltà nell’instaurare una relazione con loro,
lo scambio è sempre stato interessante ed intenso.
Tante sono state le volte in cui, tornando a casa, non riuscivo a non portare
con me anche il carico emotivo delle loro storie, della sofferenza che i
ragazzi provavano, delle loro necessità, dei loro bisogni.
Tante le volte in cui, invece, non riuscivo a togliermi dal viso un sorriso
stampato quando nei momenti di svago mi insegnavano a giocare a calcio ridendo
della mia incapacità, o quando, in disparte, si aprivano con me e mi
raccontavano dettagli intimi e personali della loro vita, dimostrando di
riporre in me una grande fiducia.
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Laboratorio alla FUNASE |
Questi primi momenti hanno permesso a me e Luna di instaurare un buon legame
con loro che ci ha permesso di conoscere i loro interessi e le loro esigenze. A
partire da queste osservazioni, assieme abbiamo pianificato il nostro progetto specifico di Service-Learning, vincolato al corso di Extensão (Social Engagement) di Relaçoes interpessoais e dinamicas de grupo, proposto dal PPGESA, UNEB: il progetto RAPresentaçoes, un laboratorio di rap e hiphoh, volto
ad utilizzare la musica e l’arte come strumenti di rielaborazione ed
espressione della propria storia. Rispetto alle aspettative, è stato un vero e
proprio percorso ad ostacoli che ci ha messe a dura prova, a volte per le
difficoltà organizzative, a volte per il disinteresse dei ragazzi.Mi sono dovuta armare di tanta pazienza, attesa, ascolto, attenzione, calma,
flessibilità e adattamento. Ma grazie alla collaborazione dell’equipe della FUNASE, dei professionisti di rap, hiphop e graffiti, e dell’appoggio esterno
dell’equipe BEA&Intereurisland tutta, il progetto si è svolto al meglio, ha
raggiunto i suoi obiettivi ed ha portato alla redazione di alcuni testi che i
ragazzi hanno a volte
letto a volte improvvisato in rima nell’arte del freestyle.
“A viela é cheia de desafios,
Mas eu não vou chorar
O tempo que perdi chorando
É o tempo que levo pra lutar
E aquelas pessoas que me viram
caindo,
Hoje me veram se levantar.”*
(* estratto di un testo scritto da uno degli adolescenti durante il progetto)
Senza
dubbio, è stata l’esperienza più arricchente del progetto. è indescrivibile
quanto questo percorso mi abbia fatto crescere, pensare, riflettere,
decostruire e ricostruire.
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STAFF progetto RAPresentaçoes, FUNASE e Bea&Intereurisland |
Ma
Bea&Intereurisland è anche tanto altro. Nonostante il carico di lavoro
giornaliero, per me sono stati FONDAMENTALI due elementi: il corso di Relaçoes interpessoais
e dinamicas de grupo, tenuto dal professor Nicola Andrian, che mi ha dato gli
strumenti per far fronte a tante delle situazioni vissute poi all’interno
dell’ente. È stato una guida, un manuale pratico e teorico con un carico di
materiale e conoscenze da applicare non solo nei contesti delle relazioni
d’aiuto, ma nella vita ogni giorno. Altro elemento importantissimo che ha
accompagnato tutta l’esperienza di tirocinio è stato il corso di italiano che
io, Lucia e Virginia abbiamo realizzato con gli studenti dell’Università Federale do Vale do São Francisco (UNIVASF) di
Juazeiro. È stato un percorso di apprendimento ed è stato simbolo di
intercambio puro, in un constante confronto tra culture, lingue e ideologie.
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Festa finale al corso di lingua e cultura italiane alla UNIVASF, 2023.2 |
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Equipe Bea&Intereurisland 2023 |
C’è
poi tutta la vita al di fuori dei corsi e del tirocinio, le esperienze, le conoscenze, le
amicizie, gli affetti. Le birre al Portelinha, i bagni nel Rio São Francisco,
le tendate sull’ilha di Massangano, le rode di capoeria, le rode di samba e
tutti i momenti informali che mi hanno permesso di conoscere la storia del
Brasile e la cultura della Bahia, che mi hanno fatto apprendere tanto
sull’anti-colonialismo, sul privilegio, sul capitalismo e sulle conseguenze e
l’impatto che questo ha avuto lì; che hanno fatto sì che io mi jogassi, mi
mettessi in gioco, dubitassi, riflettessi, facessi domande, che ci provassi e
che ci credessi.
Lasciare
il Brasile per me è stato lasciare un pezzo di cuore.
Porto con me i sorrisi dei ragazzi della FUNASE quando terminavano il loro
periodo di internamento ed attraversavano la porta d’uscita; porto con me la
loro gioia quando saltavano e pogavano ascoltando le loro canzoni rap preferite;
porto con me la soddisfazione nel sentirsi dire che “quando ci siete voi, meninas,
i ragazzi sono più felici”.
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O Rio São Francisco |
Porto con me i discorsi filosofici attorno alle esperienze che stavamo vivendo
quando ci incontravamo con le altre ragazze dell’equipe; porto con me le
infinite riflessioni che Nicola ha fatto nascere in me.Porto con me il suono del pandeiro e del berimbau, come quello delle casse per
strada collegate h24 con musiche funky.
Porto con me i sorrisi delle persone; quegli sguardi tanto profondi che sempre
mi hanno colpito; il calore ed il contatto umano; il calore di Petrolina e
Juazeiro, queste due piccole realtà tanto pure quanto intense all’interno del
Sertão. Porto con me la cura e la passione per le piccole cose; la semplicità.
E la bellezza delle spiagge, le palme, i banani, le cascate, quella magica natureza
con la quale il contatto è tanto sentito quanto ricercato.
Porto con me questo e
altro. E qualcosina la lascio qui dai, che tanto io, in Brasile, ci torno
presto.
Sara
Tirocinio professionalizzante Post-Lauream, UNIPD
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